Cos'è una protesi?
Per artroprotesi si intende la sostituzione di un’articolazione. Per quanto riguarda il ginocchio parliamo della parte distale, quindi più in basso del femore (condili) e del piatto tibiale, cioè la parte piatta della tibia che forma il ginocchio.
In alcuni casi si può anche sostituire solo una parte del ginocchio effettuando una protesi monocompartimentale.
Chi ha bisogno di una protesi?
Tutte le persone con dolore e una marcata limitazione funzionale del ginocchio sono potenziali candidati.
L’artrosi è sicuramente la causa principale, però non bisogna dimenticare altre patologie come: artrite reumatoide (una patologia reumatologica cronica che causa dolori articolari diffusi e degenerazione), osteonecrosi, traumi e tumori ossei.
In passato si tendeva a rimandare l’intervento il più possibile, generalmente oltre i 60 anni. Ora grazie alle tecniche innovative e i materiali più recenti, ovviamente solo se necessario, le protesi vengono impiantate anche in soggetti giovani con ottimi risultati funzionali.
Oggi il livello di attività e il dolore guidano l’ortopedico nella scelta di proporre questo tipo di intervento.
Pazienti con condizioni cliniche scadenti, Parkinson, disordini muscolari, diabete o immunocompromessi, vanno valutati con attenzione per i rischi o di instabilità o di infezione.
Che benefici porta una protesi?
- SCOMPARSA O DIMINUZIONE SOSTANZIALE DEL DOLORE
- INCREMENTO DELLA MOBILITÁ
- MIGLIORAMENTO DI TUTTE LE ATTIVITÁ QUOTIDIANE
- MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DI VITA IN GENERALE
Quali sono le alternative?
Prima di considerare la protesi sono possibili alternative come fisioterapia, terapie fisiche e farmacologiche
Il consiglio è spesso di iniziare con un percorso riabilitativo e di controllare il dolore con gli antidolorifici.
Una valida alternativa è rappresentata anche dalle infiltrazioni di acido ialuronico o fattori di crescita.
Il grado di miglioramento è variabile in base al livello di artrosi e al livello di attività, in base al miglioramento si può valutare di rimandare o non effettuare l’intervento ricordando sempre che i farmaci analgesici non sono privi di effetti collaterali.
Cosa vuol dire effettuare un intervento di protesi di ginocchio?
All’atto pratico consiste nell’effettuare un intervento di circa 90 minuti con una cicatrice di circa 15-20 cm nella parte anteriore del ginocchio.
Vengono utilizzati degli impianti metallici ancorati all’osso tramite del cemento tuttora il metodo di fissazione con più garanzie. La parte mobile invece è costituita da un inserto in polietilene (una plastica molto resistente) che si posiziona tra femore e tibia e permette uno scorrimento fisiologico dei capi articolari.
Che differenza c'è tra protesi totale o parziale ( monocompartimentale)?
La maggior parte delle protesi di ginocchio sono protesi totali, cioè che vanno a sostituire tutti i “compartimenti” del ginocchio.
I compartimenti sono le 3 parti in cui convenzionalmente si divide il ginocchio: la parte mediale (tra femore e tibia nell’interno del ginocchio), la parte laterale (tra femore e tibia nell’esterno del ginocchio) e anteriore o femoro-rotulea (tra femore e rotula nella parte anteriore del ginocchio).
Quindi una protesi totale va a rivestire tutta l’articolazione del ginocchio e “sacrifica” tutti e 3 i compartimenti.
In casi selezionati dove è usurata solo una parte del ginocchio (solitamente la parte mediale) si può sostituire solo quella parte conservando il resto del ginocchio intatto e garantendo un recupero più veloce.
È importante però effettuare quest’ultimo tipo di intervento solamente in casi selezionati poiché le protesi parziali hanno alti tassi di fallimento e revisione precoce quando l’indicazione non è più che accurata.
Con un’indicazione corretta la protesi parziale ha però dei risultati funzionali superiori alla protesi totale.
Quanto durano ricovero e riabilitazione?
Solitamente il ricovero dura circa 7-10 giorni tra reparto e riabilitazione.
In caso di importanti patologie concomitanti può essere prolungato nel centro riabilitativo.
Un recupero completo delle attività quotidiane senza problemi si raggiunge di solito in circa 3 mesi, un recupero totale in circa 6 mesi.
Quali sono le possibili complicanze?
Le nuove tecnologie impiegate e le moderne tecniche anestesiologiche hanno diminuito notevolmente la percentuale di problemi sia durante che dopo l’intervento.
Purtroppo però in alcuni casi sono imprevedibili e inaspettate.
I problemi più comuni in acuto sono rappresentati da mobilizzazioni dell’impianto e rigidità.
Le rigidità sono dovute a problemi meccanici dell’impianto o dei tessuti che non permettono un buon movimento del ginocchio e in casi selezionati richiedono delle manipolazioni in anestesia, anche se nella maggior parte dei casi una buona riabilitazione consente un recupero anche completo.
La mobilizzazione può essere invece precoce o tardiva, nel primo caso avviene entro poche settimane dall’impianto e rappresentata spesso da protesi che non si sono adattate nella maniera corretta all’osso. Nel caso di una mobilizzazione tardiva entrano in gioco molteplici meccanismi (il più comune è l’osteolisi da usura) che trattare singolarmente richiederebbe un trattato, ma è importante ricordare che spesso non dipendono da come è stato effettuato l’intervento.
Una complicanza precoce o tardiva molto temuta e potenziale causa di scollamento della protesi è l’infezione. Nonostante le innumerevoli precauzioni che vengono prese prima, durante e dopo l’intervento rimane una piccola percentuale intorno all’1-2% di protesi che si infettano in maniera più o meno importante. Il trattamento può richiedere da un relativamente banale ciclo di antibiotici fino a revisioni in più passaggi.
Quando è necessaria una revisione?
Quali ricerche sono in corso?
La mini-invasivitá è sempre in cerca di nuove soluzioni e trucchi per rendere sempre meno fastidioso l’intervento e più veloce il recupero per il paziente.
Sono in fase di studio componenti non cementate che al momento non danno garanzie sufficienti.
Naturalmente vi è una ricerca costante di materiali innovativi per migliorare la durata della protesi, facilitare l’impianto e minimizzare le complicanze.