Cos’è la necrosi dell’anca?
Detta anche necrosi avascolare della testa del femore è un processo patologico che risulta in un danno del microcircolo e quindi nel mancato apporto vascolare alla testa del femore.
Rappresenta una patologia ancora poco chiara a livello di cause e si pensa ci possano essere vari meccanismi traumatici e non che però portano al medesimo risultato.
L’ischemia, quindi lo scarso apporto sanguigno, porta alla degenerazione del midollo osseo e della spongiosa che potrebbe collassare se non trattata.
Chi ne è colpito?
L’età media di presentazione è di 38 anni e l’incidenza nella popolazione non è nota ma si stima che ogni anno negli Stati Uniti siano diagnosticati circa 10-20.000 casi e che il 5-18% delle protesi di anca siano eseguite a causa di questa patologia.
Per i soggetti senza fattori di rischio è molto raro che si sviluppi questa malattia ma in presenza di uno o più fattori notoriamente associati bisogna sempre sospettarla.
Colpisce solitamente individui tra i 20 e i 50 anni (più frequentemente maschi) con noti fattori di rischio:
- Postumi di frattura o lussazione dell’anca
- Utilizzo cronico o prolungato di cortisone (35% dei casi)
- Abuso di alcol
- Malattie congenite o acquisite dei vasi (es. embolie o anemia falciforme)
- Terapia radiante o chemioterapia
- Sovrappeso
- Iperuricemie
- Dislipidemie
- Malattie autoimmuni
Quali sono i sintomi?
Negli stadi precoci tipicamente il paziente è asintomatico, poi progressivamente compare un dolore al carico soprattutto dopo sforzi o camminate prolungate che diventa sempre più costante.
I sintomi tendono a comparire abbastanza velocemente ma non si accompagnano a una limitazione del movimento.
In questa fase è fondamentale la diagnosi precoce per prevenire (o quantomeno provare a rallentare) l’evoluzione della malattia.
Se non trattata questa malattia porta inevitabilmente a un collasso della testa del femore e ad una conseguente artrosi.
Come si effettua la diagnosi?
In caso di dolore a qualsiasi età la prima indagine deve sempre essere la radiografia. Nelle fasi inziali però è quasi sempre negativa (a volte un occhio esperto può cogliere qualche segnale) per cui è necessario approfondire con una risonanza. Questo esame è in grado di riconoscere le fasi precoci della malattia per instaurare tempestivamente una terapia.
Qual’è il trattamento?
Lo scopo del trattamento è di controllare il dolore, fermare il progressivo danno articolare e di conservare il funzionamento fisiologico dell’anca.
I vari trattamenti possibili sono però da modulare in base a: età, stadio della malattia, localizzazione e quantità di danno osseo, cause della necrosi.
Ovviamente se una causa definita è identificata bisogna prima di tutto trattare la condizione sottostante.
I trattamenti invece specifici sono nelle fasi precoci:
- Scarico dell’articolazione con stampelle
- Antidolorifici al bisogno
- Terapie specifiche come i bifosfonati (negli ultimi anni hanno dimostrato risultati incoraggianti ma anche effetti collaterali per cui vanno valutati caso per caso)
- Terapia chirurgica
Quali interventi si effettuano?
La premessa da fare è che al momento non sono stati individuati trattamenti con risultati sicuri o riproducibili.
L’intervento più diffuso e ad invasività relativa è la core decompression. Consiste nel decomprimere la testa del femore tramite delle cannule che vengono inserite dal fianco fino a raggiungere la testa del femore.
Dopo aver effettuato la decompressione si possono utilizzare varie tecniche complementari per cercare di aumentare la resa di questo intervento. Oggi le due tecniche più accreditate sono: l’infiltrazione con fattori di crescita e osso, oppure il trapianto di perone vascolarizzato.
Quest’ultimo trattamento è storicamente quello collegato a maggior percentuali di successo ma allo stesso tempo è collegato ad una difficoltà tecnica non indifferente e al prelievo di un pezzo del perone che può causare problemi nel sito di prelievo per cui viene riservato a casi molto selezionati.
Si possono effettuare delle osteotomie del femore per cambiare l’allineamento dell’articolazione e fare in modo che la parte necrotica non sia soggetta la carico.
Nei casi con collasso articolare, nelle persone di età avanzata o che presentino già artrosi diffusa si esegue la protesi totale dell’anca. Come sappiamo un intervento di grande efficacia ma con i suoi problemi collegati soprattutto nel soggetto giovane.